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Trentadue anni: una candelina in più che si spegne, un nuovo desiderio da esprimere.

Per me il compleanno è sempre un momento speciale in cui si uniscono due sentimenti: da una parte l’emozione di soffiare su una candelina, iniziare un nuovo capitolo e, dall’altra, un senso di nostalgia nel lasciare un altro anno.

Un po’ come il trentun dicembre.
Ecco, io il compleanno lo vivo così e, forse, ancora di più.

Per me il compleanno è tempo di bilanci, guardare l’Enrica del passato, le aspettative, la realtà, gli obiettivi raggiunti, quelli mancati e guardare all’Enrica presente.

L’altro giorno parlavo con un’amica e mi è venuto naturale pensare di non essere diventata la persona che l’Enrica ventenne, magari, si aspettava.
Una donna in carriera, con il trolley in una mano e il computer in un altro, il tailleur e sempre pronta ad imbarcarsi su un aereo.

Sono lontana anni luce da quell’immagine ma, non per questo, sono sbagliata.

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PENSIERI DI UNA MAMMA (STANCA)

Se c’è una frase che mio papà mi ha sempre ripetuto è: “Fare il genitore è il lavoro più difficile del mondo”.
Confermo, aveva ragione.

È tutto un oscillare tra pazienza, compromessi, respiri profondi, allegria, amore e stanchezza.
O, perlomeno, per me è così.

È che ti preparano alla difficoltà dei primi mesi quando quell’esserino dorme, mangia e piange ma non è che, il poi, sia tutta una passeggiata, eh.

Personalmente mi reputo molto fortunata: la piccola Marti è una bambina molto dolce che tende ad ascoltare, comprende molto spesso le situazioni che la circondano e si comporta di conseguenza.

Però, a volte, che fatica.

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Orta San Giulio: tra le stradine in un’epoca passata.

Un’epoca lontana e un’allontanamento dalla realtà dei nostri giorni.
Sono queste le sensazioni che ho provato camminando nel paesino di Orta San Giulio.

Prima di partire per il mio week-end romantico sulle rive del Lago d’Orta, ai primi di luglio, avevo chiesto sulle piattaforme socials (come parlo forbito, cavolo) cosa avrei dovuto assolutamente vedere. E tra i commenti, oltre ad altre chicche che poi ho seguito alla lettera, c’era anche questo consiglio: Dovreste andare ad Orta San Giulio, è stato classificato come uno dei borghi più belli d’Italia“. 
Come potevo non andarci?

Allora, mano nella mano con la mia dolce metà (che per fortuna ha il lato da viaggiatore accentuato come il mio: “Dio li fa e poi li accoppia”, dicevano), ho passeggiato tra le stradine di questo borgo davvero caratteristico.  Continua a leggere Orta San Giulio: tra le stradine in un’epoca passata.

Liebster Award #4

Ed ecco che, come anticipato, è arrivato anche il quarto Liebster Award, praticamente quasi in concomitanza con il terzo.
Che dire? Anche questa volta la soddisfazione è stata enorme e poi, lo ammetto, a me questi giochini dove c’è da raccontarsi, dove posso scoprire altre bloggers in incognito come me, dove c’è da rispondere a delle domande, mi piacciono un sacco. Alla fin fine le domande sono sempre tutte diverse, ogni volta riesco a pescare qualche ricordo finito nel cassettino più remoto della mia mente e sorridere di questo.

Quindi grazie a Roberta di Vieni via di qui per aver pensato a me! 🙂
Nel suo post Roberta scrive di provare a rispondere alle domande senza pensarci per più di dieci secondi: a questo ci voglio provare anch’io, vediamo se ci riesco. Continua a leggere Liebster Award #4

La Sacra di San Michele: quell’angolo di paradiso lontano dal mondo

Ai confini della Val di Susa, in Piemonte, esiste un luogo quasi incantato, uno spazio intaccato dallo scorrere del tempo e lontano dalla realtà.
Sul Monte Pirchiriano, infatti, a più di novecento metri d’altezza, si erge incontrastata la Sacra di San Michele, il monumento simbolo del Piemonte.

Vorrei essere capace di trasmettere la sensazione di stupore, di meraviglia e di incanto che si prova nel momento in cui, la Sacra di San Michele, compare ai nostri occhi.
La si può vedere già dalla strada, metri e metri più in basso, alzando lo sguardo verso la cima del monte: lei è lì, maestosa in tutta la sua bellezza, con tutta la sua storia da raccontare.

Costruita, si pensa, agli inizi del novecento (intorno al decimo secolo, quindi), la chiesa attuale è stata eretta inglobando le antiche costruzioni creando, così, un complesso architettonico immenso.
Da lassù, la Sacra di San Michele sovrasta tutta la valle sottostante: nei giorni di sole lo spettacolo è da lasciare senza parole, le linee delle montagne si intrecciano dolcemente e i colori di mischiano fino all’infinito. Continua a leggere La Sacra di San Michele: quell’angolo di paradiso lontano dal mondo

Liebster Award #3

Tataaaaaan!
Attimi e Pillole di Viaggio ha di nuovo ricevuto il Liebster Award e, cosa ancora più bella, ha ricevuto due nomine.
Come sempre è una piccola ma grande emozione e soddisfazione: nel mio piccolo sta a significare che sì, qualcuno mi legge e sì, qualcuno pensa a me. E’ una cosa bellissima, insomma, e non importa se questi sono già il terzo e il quarto che ricevo: è una soddisfazione e una gioia comunque.

Questa volta il ringraziamento per questo terzo Liebster Award va al blog Cocco On The Road che, ammetto, non conoscevo ma che è stata una piacevole scoperta.
Il quarto Liebster Award verrà pubblicato tra qualche giorno, giusto il tempo per rispondere ad altre domande.

Ed ecco, quindi, le domande che mi sono state poste: Continua a leggere Liebster Award #3

Settecentotrentuno giorni fa.

“Sto per iniziare l’articolo ma non so come farlo. Scrivo e cancello, scrivo e cancello, scrivo e cancello…” è questo il messaggio che ho appena scritto alla mia dolce metà.
Voglio scrivere un articolo, uno di quelli che, quando li rileggi, non puoi che alzare la testa e dire wow, quel wow pieno di soddisfazione ed emozione.
Ecco, voglio scrivere uno di quegli articoli.

A dir la verità penso che, il problema di questo blocco da scrittrice di blog, questa confusione tra le idee, nasca quando porto davvero nel cuore il tema dell’articolo, quando si tratta di uno di quegli articoli riassuntivi pieni di momenti da ricordare ed emozioni da rivivere.
In fondo, il problema si era presentato anche un anno fa esatto, trecentosessantasei giorni fa quando, Attimi e Pillole di Viaggio compiva il suo primo anno.
Due anni fa, invece, Attimi e Pillole di Viaggio vedeva la luce, nasceva in una di quelle giornate un po’ così. Continua a leggere Settecentotrentuno giorni fa.

Viaggio quindi Esisto

Ho scoperto che cos’era la violenza e quanto male poteva (e può) esserci nel mondo quando avevo undici anni, in quel ormai lontano ma non troppo 11 settembre 2001.
Avevo undici anni e pensavo che il mondo fosse pieno di persone felici e che la cattiveria fosse sempre lontana, lontanissima da me.
Avevo undici anni, e il momento in cui la televisione ha tolto i cartoni animati per trasmettere quelle immagini di dolore, ancora me lo ricordo. Ero a casa di un’amica, l’amica di sempre con cui ho passato interi pomeriggi a studiare e a ridere.
Ricordo, la sera stessa, il viso preoccupato di mia mamma, attenta davanti alla televisione, ricordo la sensazione di angoscia che aveva attraversato il mio cuore.
Ricordo di aver abbracciato stretta mia mamma e di averle confidato che avevo paura. Mi ricordo la sua risposta dolce, rassicurante come solo le mamme riescono a dire nei momenti in cui si ha paura.
Avevo undici anni, ero piccola e l’America mi sembrava così lontana, in fondo era ed è dall’altra parte del mondo; fondamentalmente, nella mia ingenuità, pensavo e speravo che le cose così grandi, così terribili, così impressionanti capitassero solamente a migliaia, migliaia e migliaia di chilometri da me.

Gli anni sono passati e il mondo si è trasformato, nel bene e nel male che sia, un passo dopo l’altro sempre di più.
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Una panchina per ammirare l’infinito delle Langhe

Sono piemontese, precisamente cuneese (con annesso un classico e tipico accento, neh), e mi ritengo molto fortunata nell’esserlo.
E non per gli agnolotti al plin di cui vado matta, per il vitello tonnato, per i gianduiotti o per gli altri dolci tipici (sì, ok, sotto questo punto di vista sono molto fortunata) ma anche per la bellezza paesaggistica in cui vivo.
Non è da tutti alzarsi al mattino, alzare la tapparella e vedere una distesa di mare verde che finisce con il bianco delle Alpi; i tramonti d’estate, quando le giornate si allungano, e il sole caldo che si nasconde dietro le montagne regala, ogni giorno, un cielo che sembra colorato con i pastelli.
Sono piccole meraviglie che la natura dona, come a dire “ehi, non ti scordare di sorridere!”.

A mezz’ora da dove vivo, poi, ci sono le Langhe, quelle dolci colline dai colori caldi in autunno e dal caratteristico silenzio in inverno, quando la neve copre qualsiasi cosa e tutto si trasforma in una distesa bianca.
Le Langhe sono anche una delle mie mete preferite durante le giornate libere, quando il sole splende e ho solamente voglia di respirare a pieni polmoni un po’ di emozione.
Ed è andata così anche l’ultima volta quando, in sella alla moto guidata dal mio adorato papà, siamo andati alla ricerca delle famose Panchine Giganti posizionate tra le colline delle Langhe. Continua a leggere Una panchina per ammirare l’infinito delle Langhe

Viaggiatrici solitarie

L’altro giorno, in stazione, mentre aspettavo il treno delle 8.10, mi è passata davanti una ragazza che avrà avuto più o meno la mia età, forse qualche anno in più.
Aveva una sciarpa colorata che la copriva fino al naso, gli stivali al ginocchio e le calze nere, quelle di microfibra. Faceva freddo, l’altra mattina, e il suo abbigliamento ne era la prova: lei, come me, come tutte le altre persone che aspettavano al binario, era vestita in modo da non far entrare nemmeno uno spiffero di aria fredda.
Su una spalla, quella sinistra, portava la sua borsa, una di quelle belle grandi, di colore nero; sembrava pesante: forse, come me, anche questa ragazza nella sua borsa ci mette il mondo perché, in fondo, non si sa mai.
Nell’altra mano, invece, aveva un piccolo trolley, di quelli che sono stati creati per superare i temuti controlli Ryanair. Era così piccolo che sembrava essere vuoto. Apparenza perché, al vedere questa ragazza portare in mano quella piccola valigia, nel suo volto e nella sua mano era chiaro che, quel trolley, pesava.

L’ho guardata con attenzione, ho sorriso nel pensare a quante volte mi sono trovata a dover trascinare o portare una valigia che, di chili, ne pesava parecchi.
D’istinto ho stretto la mano destra, quella mano che, durante i miei viaggi, è destinata a trascinare il trolley, a fare la leva maggiore al momento di alzarlo e che, dopo la partenza, mi fa sempre un gran male.

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