Trentadue anni: una candelina in più che si spegne, un nuovo desiderio da esprimere.

Per me il compleanno è sempre un momento speciale in cui si uniscono due sentimenti: da una parte l’emozione di soffiare su una candelina, iniziare un nuovo capitolo e, dall’altra, un senso di nostalgia nel lasciare un altro anno.

Un po’ come il trentun dicembre.
Ecco, io il compleanno lo vivo così e, forse, ancora di più.

Per me il compleanno è tempo di bilanci, guardare l’Enrica del passato, le aspettative, la realtà, gli obiettivi raggiunti, quelli mancati e guardare all’Enrica presente.

L’altro giorno parlavo con un’amica e mi è venuto naturale pensare di non essere diventata la persona che l’Enrica ventenne, magari, si aspettava.
Una donna in carriera, con il trolley in una mano e il computer in un altro, il tailleur e sempre pronta ad imbarcarsi su un aereo.

Sono lontana anni luce da quell’immagine ma, non per questo, sono sbagliata.

Allora poi, nei miei lunghi momenti di riflessioni e silenzio – che poi tanto silenzio non sono visto che parlo sempre tantissimo anche da sola – ho pensato che, tutto sommato, ho tanti traguardi da festeggiare e, in assoluto, tante cose di cui essere grata.

Certo, non prendo aerei diversi ogni settimana ma, ogni mattina, porto all’asilo la mia piccola Marti che, giorno dopo giorno, conquista il suo posto nel mondo.
E quando vado a riprenderla, le sue piccole conquiste sono anche un po’ mie e le festeggiamo sempre in grande.

Non sono diventata una donna in carriera, avrei potuto forse – sognando in grande – crescere lavorativamente ma la maternità prima e il covid poi mi hanno ostacolato.
Che poi la parola maternità non dovrebbe mai e poi mai essere associata alla parola ostacolo ma, ahimè, siamo in Italia e le cose vanno così.

Ho fatto diversi lavori, sono uscita dalle mie zone di comfort e intanto lavoro con costanza e impegno al mio piano B.
Prima o poi arriverà anche il lavoro giusto: intanto mi godo il paesaggio, come quando lo guardi dal finestrino di un treno in corsa, e cerco di trarne sempre il meglio.
Ho imparato a non farmene una colpa, se il lavoro non arriva.
In passato la vivevo come una sconfitta, come se fossi io quella sbagliata. Adesso no.
Non arriva? Arriverà.
Intanto studio e non rimango mai ferma.
Poi, arriverà anche il resto, al momento più giusto – che funzioni come l’amore?

Va bene, quindi: non sono una donna in carriera, non prendo aerei, non giro per il mondo e non vivo in Spagna (purtroppo!).

Eppure sono sempre la stessa e questa posso dire essere la cosa che più mi rende fiera.
Nonostante il passare degli anni, ho conservato la mia innata positività, allegria e dolcezza.
Continuo a vedere sempre il lato bello di tutto ciò che la vita mi mette davanti, abbraccio con positività il futuro anche quando non mi sembra proprio roseo e continuo a sorridere sempre e nonostante tutto.

In quest’ultimo anno, poi, ho imparato l’importanza di mettersi al primo posto, a volersi bene, ad accertarsi per quello che si è.
C’è un reel bellissimo che mi sbuca sempre su Instagram che dice una cosa tipo che “quando capisci che sei tu il progetto più importante della tua vita, inizi a trattarti diversamente, come una priorità è a prenderti cura di te senza troppi sensi di colpa. E inizi ad essere selettivo con le persone a cui dare attenzione ed energie. Perché trattarti con cura è la cosa migliore che puoi fare per te”.

Mi piace tantissimo. Dovremmo ricordarcelo sempre.

Una cosa, però, è cambiata in me: la consapevolezza del qui e del ora.
La consapevolezza di sapere che ogni attimo che vivo qui e ora non si ripeterà mai più, è unico e pertanto speciale e meritevole di importanza e gratitudine.
La vita fa giri immensi, stravolge piani e sorprende. Saper apprezzare ogni momento, ogni incontro, ogni sfida, ogni sconfitta e ogni vittoria, penso sia il regalo più grande che si possa fare a sé stessi.
La consapevolezza di sapere che ci siamo, nonostante le batoste, le immense felicità, ci siamo.

E questo dovrebbe già bastarci a priori.

Trentadue anni, un candelina in più si soffia, un nuovo desiderio da esprimere.
Quindi prendo l’anno dei trentuno appena passato e, come un libro appena terminato, lo chiudo, accarezzo la copertina e lo ripongo sul ripiano della libreria.

E non posso fare altro che sorridere.

Che straordinario viaggio è la vita.

2 pensieri riguardo “Trentadue anni: una candelina in più che si spegne, un nuovo desiderio da esprimere.”

  1. Ogni volta che leggo un tuo articolo mi stupisco positivamente di quanto tu sia cresciuta . Si d’accordo, sono 32, ma il realismo e la determinazione , cosi detta grinta che tiri fuori ti fa onore.
    Quello che desideriamo non sempre si avvera specie in un momento storico dove tutto cambia e ciò che esisteva ieri oggi non è più; ricordo quando andavo a Cuneo in Alpitour a prenotare la vacanza con la consulente e pensavo che sarebbe stato bello vederti in quel ruolo, poi è arrivata la rivoluzione digitare, internet per tutti e… sono sparite le agenzie di viaggio !
    Ma tu hai ragione ad essere fiduciosa nel futuro ma nel frattempo stai facendo un grande lavoro con la piccola Marti, solo ieri che vi vedevo vicine ho avuto una sensazione di grande orgoglio di come tu sia una mamma brava e completa.
    Continua a scrivere, sei così capace di trasmettere tutte le tue sensazioni ed il tuo pensiero.
    Un bacio.
    Papà

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