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Quando il countdown porta con sé una leggera tristezza.

Ok, forse non dovrei pensarci ma, ditemi, come faccio?
Come faccio a non pensare che quest’esperienza sta, inevitabilmente, volgendo al termine?

Mancano, come ben mi ha ricordato la mia migliore amica, ventun giorni al mio rientro.
Tra tre settimane esatte, a quest’ora, starò di nuovo guardando la distesa d’erba verde e le Alpi dalla mia finestra del salotto. Tra tre settimane esatte, a quest’ora, sarò di nuovo in terra italiana, dovrò riabituarmi a mangiare ad orari normali e a parlare solamente in italiano.
Tra tre settimane esatte, a quest’ora, parlerò di quest’esperienza usando il passato prossimo, la mia mente verrà travolta da migliaia di ricordi e, in un attimo, verrò travolta dalla nostalgia.

Ok, non devo pensarci ma è quasi inevitabile: questi quattro mesi sono davvero volati. Continua a leggere Quando il countdown porta con sé una leggera tristezza.

Xàtiva: un castello in cima al mondo.

Nel cuore della Comunità Valenciana, a 35 minuti in treno da Valencia, si trova Xàtiva: un paesino dalle stradine strette, dove il sole brucia, il silenzio regna e, in alto, un castello sovrasta tutto il paesaggio.

Xàtiva, all’apparenza, può sembrare un paesino di quelli anonimi, silenziosi e sperduti in mezzo alla terra di nessuno. Può sembrare il nulla più completo finché non ci arrivi e non cominci a camminare tra le stradine.
Ed è lì che il silenzio, la tranquillità e il paesaggio ti colpiscono e ti lasciano spaesato.

Passeggiando tra i vicoli stretti, il castello in punta alla collina sbuca ovunque si guardi e sembra irraggiungibile. Non è poi così impossibile arrivare in cima ma, sicuramente, non è la cosa più rilassante da fare, soprattutto quando la temperatura supera i 35 gradi e il vento soffia caldo.
Per raggiungere il castello, infatti, ci sono tre possibilità: la prima è quella di prendere il bus turistico che porta direttamente in cima, la seconda è quella di affittare (o avere) una macchina per poterla parcheggiare accanto al castello o, la terza, quella di andare a piedi.
Ora, dato che il giorno che sono andata a visitare Xàtiva, il trenino era rotto e affittare una macchina mi sembrava esagerato, ho optato per la camminata. Dopo un pranzo ai 100 Montaditos e dopo aver preso tutte le forze possibili, mi sono incamminata con un solo obiettivo: raggiungere il castello.
L’aria era caldissima e il sole era bollente.  Continua a leggere Xàtiva: un castello in cima al mondo.

L’abbraccio stretto e un viaggio al centro del cuore.

Questo weekend sono venuti a trovarmi i miei genitori.
Sono stati tre giorni intensi, ricchi di cose da visitare, di chiacchierate, di sguardi d’intesa e di racconti. In questi tre giorni ho riassunto, più o meno brevemente, i miei due mesi qui a Valencia: troppo pochi, tre giorni, per raccontare più di sessanta giorni di esperienza all’estero.

Non sono mai stata lontana da casa per così tanto tempo e, se ci penso, un po’ senso mi fa. Il senso, più che altro, deriva dal fatto di tornare a casa, tra poco più di un mese, e dover cercare di riassumere quattro mesi di vita spagnola, di momenti meravigliosi, di aneddoti che, con molta probabilità, la gente non riuscirà a capire totalmente.
Non potrà, ovviamente, perché non li avrà vissuti di persona.

Ad ogni modo, in questo weekend, sono riuscita a mostrare quanto è perfetta e splendida la mia vita qui in Spagna. Sono riuscita a far entrare nel mio mondo i miei genitori, a fargli conoscere chi condivide con me questa esperienza, gli ho mostrato i miei angoli preferiti di Valencia e hanno chiacchierato con chi, ogni giorno, mi insegna qualcosa di nuovo a lavoro.

Questi tre giorni sono passati rapidamente, forse troppo, e, come dice mia mamma, domani sembrerà di aver sognato. Continua a leggere L’abbraccio stretto e un viaggio al centro del cuore.

La Ciudad de las Artes y las Ciencias di Valencia: tra arte, scienza e natura.

Da quando sono arrivata a Valencia, se c’è qualcosa che mi affascina, e al tempo stesso mi colpisce, è la Città delle Arti e delle Scienze.
Nonostante lo veda praticamente di continuo, nonostante sia la mia meta preferita durante le mie passeggiate al parco, questo piccolo angolo moderno mi affascina sempre.

Mi aveva già colpito la prima volta che ero stata a Valencia: la mattina presto, prima di partire per la destinazione seguente, avevo fatto tappa a vedere questa famosa Città delle Arti e delle Scienze e, nella tranquillità e nel silenzio del mattino, mi ero innamorata di questa zona così tanto diversa dal resto di Valencia.

Ora, un anno dopo, la Ciudad de las Artes y las Ciencias resta un punto fermo nella mia permanenza spagnola. La racconto migliaia di volte durante le mie giornate da tirocinante all’ufficio del turismo, mi riempe gli occhi durante il mio tempo libero e me la ritrovo davanti negli annunci pubblicitari in ogni angolo della città.
E nonostante questa “persecuzione” (nel senso buono, ovviamente).. Resto follemente innamorata di questa città dentro la città. 

Lontana dal centro storico e circondata dall’acqua, la Ciudad de las Artes y las Ciencias è un complesso architettonico moderno in cui l’arte, la scienza e la natura si uniscono perfettamente. Qui, nelle tre parti principali che formano questo piccolo mondo di 350.000 metri quadrati, potrete trovare:

  • l’Oceanografico: una città sottomarina che racchiude i principali mari e oceani del pianeta;
  • il Museo delle Scienze: un museo interattivo dove si può toccare e giocare con la scienza;
  • l’Emisferico: il cinema digitale 3D;

oltre all’Agora, uno spazio che ospita eventi e il Palau de las Arts Reina Sofía, un teatro d’opera.

Io ho fatto la visita ai tre “d’obbligo” e sono torna a casa entusiasta. Continua a leggere La Ciudad de las Artes y las Ciencias di Valencia: tra arte, scienza e natura.

Un biglietto per l’Inghilterra: la storia di Giada

Lo ammetto, sono rimasta un po’ indietro con i racconti dall’estero quindi, oggi, vi pubblico una storia che mi è piaciuta fin dal primo momento che l’ho letta.
Ho scritto a Giada, autrice del blog Sir Koala Londinese, per chiederle se aveva voglia di raccontarmi la sua storia da italiana all’estero e lei, con grande entusiasmo, ha accettato.

Questa volta non mi dilungo con parole, frasi e presentazioni perché, con il suo racconto, vi affascinerà dalla prima parole.. Proprio come è successo a me!
Prendetevi cinque minuti per leggere la storia di Giada, blogger proprio come me (e molto più brava!), perché ne vale davvero la pena. 

Diretto e pieno di consigli: ecco com’è il racconto di Giada, un’italiana a Londra.  Continua a leggere Un biglietto per l’Inghilterra: la storia di Giada

31 giorni per innamorarmi di me stessa.

Un mese fa esatto, il 29 marzo, partivo.
Io e la mia valigia da 19.9 kg.
Io e la mia valigia a mano chiusa a fatica.
Io, dopo qualche lacrima e con il nodo alla gola, partivo. E le settimane spagnole mi sembravano ancora lontane, ancora un qualcosa di astratto, ancora un qualcosa che non riuscivo ad immaginare.

Ora, dopo un mese esatto, riesco ad immaginarle e a viverle a pieno. Le ho rese totalmente mie e questo mi rende felice, terribilmente felice.
Una volta, in un libro di cui ora non ricordo il nome, avevo letto una frase che diceva più o meno così: “Eppure, non avrei mai detto di potermi innamorare di quel presente tanto da non volerlo cambiare con nient’altro al mondo.” Questa frase, ora, mi rispecchia tantissimo.
In questo mese mi sono innamorata del mio presente, delle mie giornate e delle mie settimane in terra spagnola.
Mi sono innamorata della tranquillità che si respira di mattina, nel fine settimana. Mi sono innamorata dei palazzi bianchi che contrastano con il colore blu del cielo. Mi sono innamorata della disponibilità, del sorriso e delle risate dei mie colleghi al lavoro, della loro continua voglia di insegnarmi, della loro immensa pazienza nei miei confronti. Mi sono innamorata delle lingue straniere, degli sguardi curiosi dei turisti, delle loro domande strane e della loro voglia di scoprire Valencia. Mi sono innamorata delle cene fatte con le mie coinquiline, della pizza fatta in casa, del dolcino dopo cena e del telefilm visto alla televisione. Mi sono innamorata dell’aria di casa che si respira in questo appartamento, delle voci che si sentono quando apro la porta d’ingresso e delle risate continue.

Ma se devo essere sincera, dopo un mese esatto, c’è una persona di cui mi sono innamorata: me stessa.  Continua a leggere 31 giorni per innamorarmi di me stessa.

Il Bioparc: un angolo di Africa a Valencia

“Descubre el corazón de Africa en Valencia”, è questa la frase che si trova sul depliant del Bioparc di, appunto, Valencia.
Un piccolo angolo di Africa in una città spagnola, tra sangría e paella: è proprio vero che il mondo non smette mai di stupirti. 

Non sono mai stata una zoo addicted. Anzi, mi sono sempre chiesta perché l’uomo doveva rinchiudere dei poveri animali per il puro e solo scopo di vederli, di guardarli, di fotografarli e di analizzarli.
Però, ammetto, il Bioparc mi ha colpita.
Colpita e affondata.

Il bello di questo piccolo angolo di Africa è il fatto di vedere gli animali al loro stato naturale e, alcune volte, camminarci in mezzo.  Continua a leggere Il Bioparc: un angolo di Africa a Valencia

Vi presento la mia Valencia

Alla fine è arrivato, il wifi, nell’appartamento in cui vivo da ormai tre settimane.
Questa assenza obbligata dal mio blog mi ha fatto capire quanto sia importante per me, quanto ho voglia di scrivere e quanto questo piccolo mondo sia diventato parte della mia vita.
Vi scrivo adesso, quindi, nella speranza che non sia troppo tardi.

I miei primi giorni qui, anche se ormai sono già tre settimane, sono stati intensi, pieni di emozioni, momenti da vivere e scoperte, proprie di chi va a vivere in un posto completamente nuovo.
Ricordavo Valencia (c’ero stata due giorni l’anno scorso: prometto di scrivere un articolo anche su quel viaggio… Quando torno, però!), ma chissà perché la ricordavo un po’ grigia e un po’ moscia, ricordi sbagliati e di certo non indicati ad una città spagnola.

Valencia mi ha accolto di sera, con un vento caldo che mi ha accarezzato il viso appena scesa dall’aereo e una notte stellata. Mi ha accolto con le risate delle mie compagne di avventura, con la curiosità che ti prende gli occhi, come se si volesse captare ogni attimo, ogni secondo di ciò che si vive.

Ciò che sembra incredibile, per una persona come me che non è mai stata all’estero per così tanto tempo, è il fatto di poter visitare una città quando voglio, senza dover pensare  che tra una settimana si ritorna a casa. Faccio un po’ fatica ad abituarmi, quindi, al fatto di poter uscire una volta senza la macchina fotografica, di poter restare a casa un mattino e di non visitare un monumento in quel determinato momento perché, effettivamente, avrò un sacco di tempo per farlo. Perché davanti a quel monumento magari ci passerò altre mille volte, scatterò altre fotografie e visiterò altri luoghi.

Ad ogni modo, i miei giorni valenciani sono andati e vanno davvero alla grande. All’inizio sono passati un po’ lentamente, come normale che fosse, mentre adesso vanno così velocemente che nemmeno me ne rendo conto.
Tutto sta diventando un’abitudine: fare la spesa al Mercadona, la strada con le palme per andare in centro, la Plaza del Ayuntamiento e il traffico sotto casa. Alla fine il trucco sta in questo: abituarsi a quello che si vive, renderlo proprio senza dimenticarsi chi siamo, da dove veniamo e la nostra vita.

Dato che questo è un post introduttivo (mi sono resa conto di non potervi raccontare tutto in un solo articolo), vi racconto come vanno le mie giornate, chi sono le mie compagne di avventura e come si prospettano questi quattro mesi.

Pronti? Continua a leggere Vi presento la mia Valencia

Sei felice di partire?

<<Sei felice di partire?>>, <<Quanto manca?>>, <<Sei pronta?>>.
Ecco, queste sono le domande che più mi sono state rivolte in questi ultimi giorni. Domande che, insieme allo scorrere naturale dei giorni, ti ricordano che tra due giorni si parte davvero.

Questa è una di quelle esperienze che capita una sola volta nella vita e che, quando capita, puoi soltanto esserne felice.
E dire che l’ho saputo per caso, tramite un’amica, di questo bando. E’ incredibile come la vita possa stupire e come decida, dopo delusioni e un po’ di amaro in bocca, di lanciarti una palla buona. Quella palla che ti devi conquistare, fino alla fine, senza dare nulla per scontato perché, quando si tratta di bandi, la gente è agguerrita quanto te.

E alla fine ero decisa a vincerlo, questo bando. Mi rendevo conto che aspettavo un’occasione simile da parecchio tempo, che si trattava di ciò che amavo fare, in uno stato che mi fa sentire a casa, con la lingua che più mi emoziona, che meglio so parlare e che meglio conosco.
Non potevo certo farmelo scappare.
E alla fine l’ho vinto per davvero. Ho saltellato per tutta la casa quando ho letto la mail e ho cominciato a pensare ai quattro mesi che mi aspettavano, e che mi aspettano, a Valencia.

Ora la partenza è vicina, davvero vicina.
Mancano solo due giorni e l’ansia comincia a farsi sentire.
Se avete letto la mia descrizione nella pagina Chi sono, saprete che amo viaggiare ma che sono anche terribilmente emotiva e soffro di ansia pre-tutto: figuriamoci prima di un viaggio che mi porterà lontana da casa per quattro mesi.
Che poi, alla fine, quattro mesi non sono molti ma dato che è il mio primo e vero viaggio lungo come periodo di tempo, un po’ effetto mi fa. Credo che sia necessario, però: mi farà scoprire molte cose, su me stessa e sul mondo esterno, e sarà la mia prima e nuova esperienza di vita.
Se non lo faccio adesso, quando mi capiterà di nuovo? Continua a leggere Sei felice di partire?

Vacanza studio: esperienza da vivere

Ho sempre amato le lingue straniere.
Studiare altre lingue, diverse dal mio italiano, è sempre stata la cosa che più amavo fare a scuola. Più dell’italiano, più di geografia, più di matematica.
Io adoravo ascoltare l’insegnante parlare in un’altra lingua, mi meravigliavo quando vedevo gli interpreti impegnati nel loro lavoro e quando capitava l’occasione di andare all’estero, mi concentravo per capire se riuscivo a captare qualche parola in un discorso tra due nativi.
Quest’ultima cosa, poi, la faccio ancora adesso. Ma chi non la fa?

La prima volta che sono salita su un aereo per andare in vacanza studio era il 2006, avevo 15 anni e mezzo ed era il primo viaggio senza i miei genitori. Mi sembrava stranissimo partire ed andare a studiare. Ma insomma, che vacanze sono se si studia?
Eppure, dopo quell’anno, il viaggio all’estero per studiare è diventato un appuntamento al quale cerco di non mancare mai. Ogni volta che partivo era per me una sfida anche se, la maggior parte delle volte, salutare l’Italia era una cosa che proprio non riuscivo a fare. Al momento di attraversare i controlli, le due settimane che avevo davanti mi sembravano un’eternità. Facevo da subito il conto alla rovescia, quasi impaziente di rimettere piede in Italia, eppure quando mi trovavo lì, dopo qualche giorno, già non volevo più tornare.
E’ durante quei momenti che ho capito che per me viaggiare era importante, che io nella vita volevo fare questo e che volevo assolutamente parlare le lingue straniere.

Ma in questo “articolo”, in questo blog che parla di viaggi, voglio raccontarvi l’ultima vacanza studio: quella terminata qualche settimana fa, quella che mi ha portato a Cadice. Continua a leggere Vacanza studio: esperienza da vivere