PENSIERI DI UNA MAMMA (STANCA)

Se c’è una frase che mio papà mi ha sempre ripetuto è: “Fare il genitore è il lavoro più difficile del mondo”.
Confermo, aveva ragione.

È tutto un oscillare tra pazienza, compromessi, respiri profondi, allegria, amore e stanchezza.
O, perlomeno, per me è così.

È che ti preparano alla difficoltà dei primi mesi quando quell’esserino dorme, mangia e piange ma non è che, il poi, sia tutta una passeggiata, eh.

Personalmente mi reputo molto fortunata: la piccola Marti è una bambina molto dolce che tende ad ascoltare, comprende molto spesso le situazioni che la circondano e si comporta di conseguenza.

Però, a volte, che fatica.

È tutto un no, un dai mamma, mamma per favooooore, mamma vieni.

Ripeto, che fatica.

Ne parlavo giusto oggi con un’amica, della difficoltà di questi anni, quelli dei due/ tre anni, quando scoprono le loro emozioni e cominciano a fare i conti con il loro carattere. Di base, il problema è che abbiamo troppe aspettative.
Noi genitori, intendo.

Mi aspetto che mia figlia di due anni e quasi dieci mesi comprenda che devo pulire e quindi, no, non posso giocare adesso con te. Oppure che comprenda che no, non posso mettermi a colorare perché devo sbrigare quella faccenda al computer.
Ha due anni – oddio quasi tre – ma cosa devo pretendere? Che stia in un angolo seduta e non mi voglia chiamare per farmi vedere che “mamma, guarda! Ho disegnato un fiore!” oppure “mammaaaaaaaaa! Aiuto!
E poi aiuto è una scarpa che non entra, un disegno che non riesce a fare, il vestito della bambola che non si chiude.

Ma non è il problema tutto questo, non c’è nulla di male perché lei semplicemente sta vivendo i suoi giorni da bambina. Siamo noi adulti che corriamo sul cavallo impazzito quale è la vita e cerchiamo di fare tutto.

Forse semplicemente la piccola Marti in quei momenti di “mammaaaaaa, vieni” cerca solo del tempo di qualità.
E io perdo la pazienza perché Marti devo fare una cosa oppure Marti, sono stanca, basta.

Ma lei, che c’entra?

Non sono forse io che dovrei semplicemente rallentare il ritmo e godermi di più il viaggio?

Eppure mi sono informata, seguo pediatri sui social, leggo libri e ascolto gli specialisti dell’educazione dolce, quella che non impone ma guida, quella delle regole e non dei comandi.
Tutto giustissimo ma, ripeto, che fatica.

Allora qual è il segreto di queste super mamme che tengono botta ai capricci, che non sbottano e che non ricadono sul “se vai avanti così, rimando tutti i giochi indietro”? No, sul serio, qual è il loro segreto. Voglio saperlo.

Il mio percorso di mamma lo definirei un viaggio sulle montagne russe delle emozioni: un giorno sono su e tocco il cielo con un dito, io e mia figlia sembriamo uscite dalla pubblicità del Mulino Bianco e il giorno dopo è tutto il contrario.
La pazienza sfugge e i sensi di colpa, puuuuum, mi fanno sentire la madre peggiore del mondo.

Perché non sono sempre sul pezzo, perché metto la lavatrice prima di lei, perché la faccio aspettare, perché non le dedico il tempo che lei vorrebbe.
E che, giustamente, meriterebbe.

Poi la vedi con lo sguardo triste e il labbro inferiore in fuori, con quel musetto dolcissimo, andare di là perché “mamma arrabbiata e io sono triste” e il cuore ti si scioglie.

E alla fine della giornata che sembra essere stata eterna, finalmente stravolta ti metti a letto, tiri un sospiro e la guardi. Addormentata, appiccicata a te come un koala, ancora così piccola.

Piccola sì ma quante emozioni deve provare lì dentro, nel suo piccolo ma grande cuore. La frustrazione per un gioco che non riesce a fare, la felicità per l’arrivo a casa del papà dopo il lavoro, l’attesa per guardare un cartone, la delusione perché non può fare una cosa, l’eccitazione per le bolle che escono tante, tantissime dal suo spara-bolle. Piccola, solo due anni e dieci mesi, ma che turbinio di emozioni che deve provare ogni giorno.

A volte me ne dimentico ma dovrei tenerlo a mente più spesso.

E sì, essere genitori è sicuramente il lavoro più difficile del mondo ma quante soddisfazioni, quanti momenti da ricordare.

Allora mi avvicino, ti do un bacio e ti chiedo scusa per tutte le volte che ho perso la pazienza.

Poi ripenso a quando, oggi, ti ho detto: “Marti, saremo amiche per sempre?
E tu, con i tuoi dolci occhi blu, mi hai guardata e con un sorriso hai risposto: “Sì, mamma. Dai mignolino e facciamo promessa.

Promesso, Amore mio.

Per sempre.


[Scritto di getto alle ore 23.44 del 27 giugno, dopo una giornata particolarmente intensa e stancante, dove la pazienza è sfuggita tante volte e, per tante altre volte, ho cercato di aggiustare il tiro.]

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